Come hanno potuto farti tanto male? Eri così piccolo e indifeso e non chiedevi che di essere amato e protetto. Come hanno potuto essere così crudeli e insensibili gli adulti che hai incontrato sul tuo cammino con te che eri solo un bambino e non chiedevi che di "esistere"? Come sei riuscito a sopravvivere alla "normalità" di tanto orrore? Quando tua madre, tradendo la tua fiducia, più di una volta, ti ha sprofondato nel dolore e nella solitudine, separandoti da lei più di una volta per poi riprenderti, manco fossi un pacco postale...come hai potuto sopravvivere? E come hai potuto sopravvivere agli spaventi di una madre maltrattante, crudele e umiliante? Per tanto tempo, piccolo Patrizio, hai portato dentro di te le ferite della tua infanzia negata e sacrificata e non avevi alcun mezzo di farti sentire. O meglio, l'unico linguaggio che avevi era quello dei sintomi che io disconoscevo combattevo . Per decenni mi parlavi, ma io non potevo comprendere pr
Quando oltre 30 anni fa, all'età di 19 anni varcavo, per la prima volta, le soglie di uno studio psichiatrico nessuno avrebbe potuto mai pensare-soprattutto io-che un giovane appartenente alla media borghesia cresciuto in una normalissima famiglia potesse soffrire delle sequele di un disturbo da stress post-traumatico. Del resto, non ero un reduce di guerra nè ero mai stato deportato ad Auschwitz nè, tantomeno, ero stato in Vietnam. Eppure soffrivo di disturbi e sindromi molto simili ai soggetti che avevano vissuto esperienze traumatiche: insonnia ribelle, incubi ricorrenti, stati di angoscia, orrore, spavento e "assenze". Certo, trent'anni fa le conoscenze cliniche e scientifiche non consentivano una diagnosi del genere ad un giovane che non aveva fatto... neanche il militare! Oggi di acqua ne è passata sotto i ponti della psicopatologia evolutiva sia con il sempre maggior credito scientifico che sia è conquistata la "Teoria dell'Attaccamento" di