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LETTERA A ME STESSO

Come hanno potuto farti tanto male? Eri così piccolo e indifeso e non chiedevi che di essere amato e protetto. Come hanno potuto essere così crudeli e insensibili gli adulti che hai incontrato sul tuo cammino  con te che eri solo un bambino e non chiedevi che di "esistere"? Come sei riuscito a sopravvivere alla "normalità" di tanto orrore? Quando tua madre, tradendo la tua fiducia, più di una volta, ti ha sprofondato nel dolore e nella solitudine, separandoti da lei più di una volta per poi riprenderti, manco fossi un pacco postale...come hai potuto sopravvivere? E come hai potuto sopravvivere agli spaventi di una madre maltrattante, crudele e umiliante? Per tanto tempo, piccolo Patrizio, hai portato dentro di te le ferite della tua infanzia negata e sacrificata e non avevi alcun mezzo di farti sentire. O meglio, l'unico linguaggio che avevi era quello dei sintomi che io disconoscevo  combattevo . Per decenni mi parlavi, ma io non potevo comprendere pr
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AL DI LA' DELLA PORTA DI CASA: ORRORI ED ERRORI

Quando oltre 30 anni fa, all'età di 19 anni varcavo, per la prima volta, le soglie di uno studio psichiatrico nessuno avrebbe potuto mai pensare-soprattutto io-che un giovane appartenente alla media borghesia cresciuto in una normalissima famiglia potesse soffrire delle sequele di un disturbo da stress post-traumatico. Del resto, non ero un reduce di guerra nè ero mai stato deportato ad Auschwitz nè, tantomeno, ero stato in Vietnam. Eppure soffrivo di disturbi e sindromi molto simili ai soggetti che avevano vissuto esperienze traumatiche: insonnia ribelle, incubi ricorrenti, stati di angoscia, orrore, spavento e "assenze". Certo, trent'anni fa le conoscenze cliniche e scientifiche non consentivano una diagnosi del genere ad un giovane che non aveva fatto... neanche il militare! Oggi di acqua ne è passata sotto i ponti della psicopatologia evolutiva sia con il sempre maggior credito scientifico che sia è conquistata la "Teoria dell'Attaccamento" di

EMOZIONE E MOTIVAZIONE: DUE FACCE DI UNA STESSA MEDAGLIA

Già alla fine degli anni cinquanta  del secolo scorso, uno psicologo, un linguista ed un neurofisiologo (Miller, Pribram e Galanter) misero in evidenza, in un loro famoso libro("Piani e strutture del comportamento", 1960), l'esistenza di una sorta di "fase di latenza" del cervello nel tempo che intercorre tra uno stimolo in entrata ed una risposta, dal momento che lo stimolo in entrata viene valutato in base allo scopo da perseguire. In questo testo si faceva, per questo, riferimento all'unità "T.O.T.E:": text operate, text exit. In altre parole, si metteva in evidenza come la mente umana lavorasse simultaneamente su due piani: sul piano dei processi e su quello del controllo di tali processi. Dopo circa dieci anni, alla fine degli anni sessanta, Bowlby (1969) assumendo un approccio atto ad integrare le allora recenti acquisizioni nel campo della cibernetica, della teoria dell'informazione e del controllo nonché dell'etologia e

LA RELAZIONE DI ATTACCAMENTO

La relazione madre-bambino è detta 'primaria' perché non è solo la 'prima esperienza' che il bambino fa del suo 'essere in mezzo agli altri', ma anche perché queste stesse relazioni saranno alla base di tutte le successive relazioni dell'adulto, ex bambino. Ecco perché l'infanzia è sempre stata considerata la 'culla' di ogni uomo. La relazione primaria è detta 'relazione di attaccamento' dal momento che si costituisce, per via innata, per la soddisfazione dei bisogni del bambino di essere accudito e delle madre di dare accudimento. In questo senso il piacere di essere accudito da parte del bambino e il piacere della madre di prendersene cura sono 'reciproci' e complementari. La teoria dell'attaccamento di John Bowlby è una teoria scientifica dello sviluppo affettivo perché validata da studi empirici e sperimentali decennali nonché da evidenze cliniche. Nei termini della teoria dell'attaccamento(T.d.A.), Il genitore è

IL PREZZO DELLE NOSTRE DIFESE: IL BAMBINO MALTRATTATO

Siamo giustamente indignati se un adulto viene maltrattato o traumatizzato da un suo coetaneo. Stupri, violenze e prevaricazioni ai danni di persone adulte suscitano il nostro giusto raccapriccio e la nostra riprovazione. Ma non succede lo stesso quando la vittima è un bambino. O meglio: l’orrore è pubblicamente ostentato, ma nel privato i nostri bambini continuano a fare da comodo contenitore delle nostre peggiori pulsioni. Il fatto è che al di là di ‘rispettabili apparenze’ i bambini continuano ad essere vittimizzati proprio nei contesti in cui dovrebbero essere protetti. Le persone che reagiscono con stupore e disapprovazione di fronte ai casi più eclatanti di cronaca nera che vedono, loro malgrado, i bambini vittime di abusi, sono le stesse che, chiuso l’uscio di casa, diventano ‘normalmente maltrattanti’ nei confronti dei figli. Come se ci fosse una sorta di ‘quantità modica’ di maltrattamenti che possa essere normalmente tollerata ed accettata. L’importante è non esagerar

PERCHÉ LA VIOLENZA?

Non ho alcuna intenzione di aggiungere materiale su materiale, parole su parole e bla, bla, bla. Sono già troppi i dibattiti e le tavole rotonde improvvisate intorno ai casi di cronaca più eclatanti e che suscitano l'interesse 'morboso' del pubblico. Si tengono tanti dibattiti e tavole rotonde dedicati al tema della violenza sui media e i social dove invitati sono i cosiddetti esperti del settore come sociologi, psicologi, psichiatri, ecc. Sembrano essere così pieni di informazioni e di conoscenze utili, In realtà, si limitano alla descrizione dettagliata dei fatti di cronaca nera per soddisfare la curiosità degli ascoltatori che è, poi, l'unico interesse che queste trasmissioni hanno: soddisfare le nostre istanze pulsionali e farci sentire al sicuro e al riparo da quella linea sottile che separa la 'nostra' normalità dalla 'loro' follia. Se poi si deve proprio investigare sulle cause 'scientifiche' della aggressività umana, allora si danno

IL MITO DEL PECCATO ORIGINALE

Vi chiederete che cosa c’entri il peccato originale, così come ci è stato insegnato, con i maltrattamenti e gli abusi al bambino, tema di cui mi occupo in questo blog. Ebbene, fin dalla nascita, ogni cristiano-cattolico che si rispetti deve battezzare il proprio figlio per cancellargli lo “stigma” del peccato originale. Quale sarebbe questo peccato di cui si è macchiato il proprio figlio, un neonato. Bisogna, a questo punto, sintetizzare qualche elemento di teologia cristiano-cattolica. Stando ad essa il peccato originale sarebbe dovuto a quel comportamento ingrato di prevaricazione che Adamo ed Eva, proto creature, hanno commesso nei confronti del loro Dio (padre) il quale, preso dallo sdegno, li caccia dal paradiso terrestre. E pensare che il ‘Padre’ li aveva avvertiti preventivamente, ingiungendo loro di non toccare i frutti di quell’ albero. Posta la questione in questi termini il padre si è risentito del comportamento dei suoi figli i quali avrebbero avuto l’ardire e la prete