Già alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, uno psicologo, un
linguista ed un neurofisiologo (Miller, Pribram e Galanter) misero in evidenza,
in un loro famoso libro("Piani e strutture del comportamento", 1960),
l'esistenza di una sorta di "fase di latenza" del cervello nel tempo
che intercorre tra uno stimolo in entrata ed una risposta, dal momento che lo
stimolo in entrata viene valutato in base allo scopo da perseguire. In questo
testo si faceva, per questo, riferimento all'unità "T.O.T.E:": text
operate, text exit. In altre parole, si metteva in evidenza come la mente umana
lavorasse simultaneamente su due piani: sul piano dei processi e su quello del
controllo di tali processi.
Dopo circa dieci anni, alla fine degli anni sessanta, Bowlby
(1969) assumendo un approccio atto ad integrare le allora recenti acquisizioni
nel campo della cibernetica, della teoria dell'informazione e del controllo
nonché dell'etologia e del cognitivismo, fu il primo a parlare di Sistemi Comportamentali, ciberneticamente organizzati e diretti ad uno scopo
evoluzionisticamente adattativo. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti,
la "Teoria dell'attaccamento" ha ricevuto numerose conferme
scientifiche dagli studiosi dell'attaccamento fino a diventare la prima teoria
psicologica veramente scientifica. A nostro modo di vedere uno dei massimi studiosi
ed esperti nel campo dell'Attaccamento nel mondo e, senza dubbio, in Italia è
il prof. Giovanni Liotti che in un suo recente volume (L'evoluzione delle
emozioni e dei sistemi motivazionali, 2017) mette in evidenza lo stretto
rapporto esistente tra emozioni e motivazioni.
I SMI (Sistemi Motivazionali
Interpersonali) sono delle strategie cognitive, emotive e comportamentali che
consentono di raggiungere determinati obiettivi che possiedono un valore
biologico di sopravvivenza. Sono pertanto adattativi. Ogni sistemi
motivazionale ha una "mèta" o "scopo stabilito", propri e peculiari comportamenti e altrettanto tipiche emozioni. Un Sistema
Motivazionale (SMI) ha delle “regole” di “innesco”, dei comportamenti peculiari
accompagnati da emozioni tipiche che ne contraddistinguono l’operare. Ogni
sistema prevede sempre il raggiungimento di una mèta. Quando la mèta del sistema non viene raggiunta (nel caso dell'attaccamento, la vicinanza protettiva con la madre)il Sistema permane “attivo”. Il SMI più importante, non solo perché
è quello che dà vita a una relazione affettiva la cui sintonizzazione struttura
la personalità del soggetto e la sua sicurezza di base, ma anche perché, nei
casi di “De-sintonizzazione”(disattunement) affettiva tra il bambino ed il “caregiver”(o
F.d.A.), il soggetto cercherà di adottare comportamenti atti a “vicariare”
quelle relazioni affettive nelle quali non ha potuto rispecchiarsi, dando vita
a comportamenti nevrotici. Come scriveva Bowlby (1979) “L’attaccamento accompagna
ogni individuo dalla culla alla tomba” e, in questi casi, di mancata
soddisfazione delle istanze di accudimento del bambino, il Sistema di difesa
permane attivo poiché non c’è stata mai una madre, “sufficientemente buona”(Winnicott), pronta a confortare a aiutare. Il risultato sarà una attivazione cronica del
Sistema di difesa che un pronto intervento della madre avrebbe potuto disattivare.
Ma torniamo alle emozioni cui aveva fatto cenno.
Facendo capo a diversi sistemi
motivazionali, le emozioni non sono tutte uguali, nel senso che, in genere,
etichettiamo con il termine "rabbia" le sue diverse espressioni e
manifestazioni senza curarci troppo del suo “significato biologico" in
base al quale la potremmo ascrivere al SMI dell'Attaccamento, o al SMI che
definisce i ranghi di sottomissione/subordinazione (agonismo), o alla aggressività
come una delle due modalità di attacco o fuga tipiche del sistema di
Sopravvivenza, o ancora, la rabbia predatoria. Lo stesso dicasi per l'emozione
di "paura": in relazione al suo significato evoluzionistico essa
viene ascritta ad un Sistema motivazionale, anziché ad un altro. Per esempio,
la paura dell'attaccamento configura una condizione di pericolo e/o di minaccia
alla propria sopravvivenza ed esprime una "protesta" affinché la
figura di attaccamento sia scoraggiata nel suo comportamento di "assenza
di cure e disponibilità" e vi metta fine. Invece, la paura agonistica
indica il "timore di essere oggetto di danni fisici e psicologici" a
motivo delle propria percepita vulnerabilità. Parimenti, la rabbia della figura
di attaccamento (F.d.A.) rivolta verso colui di cui si prende cura assume la
forma di "energico richiamo" verso chi è alle sotto la propria
vigilanza e lo scoraggia a mettere in atto comportamento che lo sottraggano
alla vigilanza protettiva del “caregiver” (che è motivato dal SMI dell’Accudimento).
Perciò le emozioni emergono dal "silenzio del corpo", segnalandone
uno 'scuotimento', fino ad arrivare alla coscienza con il loro
"significato biologico" sotto forma di sentimenti (Damasio, 2000). Lo
stesso Damasio (2010) ci fa notare che le emozioni sono comparse, da un punto
di vista evoluzionistico, molto prima della comparsa di una mente articolata e complessa
e di una “coscienza estesa” per definire la coscienza umana con le parole che l’autore
utilizza nella sua opera. Perciò il primo operare dei SMI implica processi
inconsci, del tutto automatici, che operano al di fuori della consapevolezza e
che sono già diretti verso fini evoluzionistici. Tuttavia a ciò la “Teoria
evoluzionistica della Motivazione” aggiunge che le emozioni appaiono in una “cornice
semantica” diversa a seconda del “Quadro concettuale evoluzionistico di riferimento”,
ovvero dal Sistema Motivazionale a cui appartengono. In questa ottica la
vecchia diatriba tra dimensione innata e costruttiva delle emozioni viene
superata, dal momento che vi è un “nucleo emozionale” di base (paura, rabbia,
tristezza, gioia e disgusto) su cui i vari “contesti ambientali” possono agire,
derivando altre emozioni, “culturalmente dipendenti” da quelle “primarie”.
Dunque le emozioni caratterizzano
il “funzionamento” di ogni specifico Sistema Motivazionale e ne
contraddistinguono l’operare. Proprio la possibilità dell’ambiente di sviluppo
di influenzare e modificare la loro espressione (il come e il quando) e di “distorcerne
il senso” (evoluzionistico) di base, attraverso processi di invalidazione, si
pone come variabile patogenetica nel corso dell’evoluzione di ogni singolo
individuo fino a poter rendere inaccessibili certe emozioni e quindi l’operare
di taluni SMI. In effetti le emozioni, essendo ancorate al corpo, condividono
tutte una base neurofisiologica, per poi distinguersene attraverso gli “attributi”
e i “significati” evoluzionistici che, nei casi testé descritti, di influenza
patogena dell’ambiente, possono essere “misconosciute” perché “invalidate” dal
contesto sociale di sviluppo e, perciò, non essere coscienti. In tal modo si
apre alla possibilità di una disregolazione delle emozioni ovvero di una
impossibilità di autoregolare e modulare le emozioni (specie di paura e di
collera) portando ad attivazioni abnormi ed eccessive proprio perché il
soggetto non ne conosce il “significato”, percependosi alla loro mercè poiché non
riesce a controllarle. Egli le vive come “egodistoniche” ed “egoaliene” perché quando
non sei in grado di “sapere” che cosa davvero ti prende (o come ti senti), non
puoi neanche “regolare” la sua manifestazione. E così nascono le emozioni “eccessive”,
“disturbanti” e “nevrotiche”.
BIBLIOGRAFIA MINIMA:
AA.VV- PIANI E STRUTTURE DEL
COMPORTAMENTO (1959)
BOWLBY- ATTACCAMENTO E PERDITA –
VOL. 1
“
COSTRUZIONE E ROTTURA DEI LEGAMI AFFETTIVI (1979)
DAMASIO – EMOZIONE E COSCIENZA
(2000)
“
IL SE’ VIENE ALLA MENTE (2010)
LIOTTI – LE OPERE DELLA COSCIENZA
(2001)
LIOTTI E ALTRI – L’EVOLUZIONE
DELLE EMOZIONI E DEI SISTEMI MOTIVAZIONALI (2017)
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