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IL MITO DEL PECCATO ORIGINALE



Vi chiederete che cosa c’entri il peccato originale, così come ci è stato insegnato, con i maltrattamenti e gli abusi al bambino, tema di cui mi occupo in questo blog. Ebbene, fin dalla nascita, ogni cristiano-cattolico che si rispetti deve battezzare il proprio figlio per cancellargli lo “stigma” del peccato originale. Quale sarebbe questo peccato di cui si è macchiato il proprio figlio, un neonato. Bisogna, a questo punto, sintetizzare qualche elemento di teologia cristiano-cattolica. Stando ad essa il peccato originale sarebbe dovuto a quel comportamento ingrato di prevaricazione che Adamo ed Eva, proto creature, hanno commesso nei confronti del loro Dio (padre) il quale, preso dallo sdegno, li caccia dal paradiso terrestre. E pensare che il ‘Padre’ li aveva avvertiti preventivamente, ingiungendo loro di non toccare i frutti di quell’ albero. Posta la questione in questi termini il padre si è risentito del comportamento dei suoi figli i quali avrebbero avuto l’ardire e la pretesa di voler  diventare simili al padre. Fin qui la favola cristiana o, come volete, il dogma cristiano. Siamo così imbevuti, condizionati e irretiti da queste sovrastrutture sociali  e religiose (la religione è il cardine di ogni istituzione sociale) che con il passare del tempo non facciamo più neanche caso alle assurdità che ci sono state propinate e che ci spacciamo per “storia sacra”. Il mito del peccato originale è di fondamentale importanza nella dottrina cristiana poiché esso supporta e giustifica due assunti tanto radicati nell’ opinione comune, sebbene gli studi sull’ importanza delle relazioni umane precoci dimostrino chiaramente la loro infondatezza.
1. L’assunto che l’uomo sia intrinsecamente violento e distruttivo dalla nascita
2. I bambini alla nascita sono agiti da pulsioni distruttive ed egoistiche e il ruolo dei genitori sarebbe quello di estirpare l’innato seme dell’odio. Che poi ciò sia fatto a suon di ceffoni non solo non è un problema, ma un chiaro sforzo ‘educativo’ per estirpare la gramigna da quel piccolo tiranno in fasce.
La pretesa malvagità umana giustifica la favola del peccato originale e questo fonda la giustificazione dei maltrattamenti infantili. In altre parole si alimentano a vicenda in un circolo vizioso. Anni fa in uno dei suoi saggi la ‘psicoanalista pentita’, Alice Miller, faceva riferimento ad una lettera scritta al papa(l’allora Giovanni Paolo II) per fargli presente il dato di fatto che aveva scoperto nella sua pratica clinica: il bambino, futuro adulto nevrotico, è stato un bambino maltrattato e abusato. Ma, lei stessa, fu costretta a prendere atto che tali ‘problematiche educative’ non erano di interesse per il capo della chiesa cattolica. Ancora oggi, il ‘buon’ papa Francesco, come è stato evidenziato in una lettera aperta sulla home page del sito di ‘Non togliermi il sorriso’Lettera aperta a papa Francesco ha commentato con ‘benevolenza’, ‘l’affettuoso scappellotto’ del genitore ai figli. Del resto, non possiamo neanche meravigliarci di tanta ‘insensibilità' nelle gerarchie ecclesiastiche. Non è forse più volte citato nella Bibbia(libro divinamente ispirato), del ‘buon uso del bastone’ verso i figli oppure sostenere che ‘chi ama i propri figli non gli risparmia la verga’? E’ ormai chiaro che le radici della violenza vanno ricercate nelle dinamiche familiari ovvero ‘nell’educazione precoce’ alla sottomissione del bambino all’adulto.  Dal momento che le cose stanno così il buon vescovo di Roma è sempre lì a riprendere e richiamare il suo gregge affinché non perda la retta via. Il che significa che siamo ritenuti dei caproni senza cervello a cui il capo gregge indica cosa fare e cosa non fare oppure cosa è giusto e cosa è sbagliato. Non so voi, ma io rifiuto, in ogni mia cellula, questa concezione ‘rettiliana’ di un uomo incapace di dominarsi, dedito alla violenza e non in grado di discernere il bene dal male. Dati i presupposti sembra quasi ovvio che “questi poveri” genitori siano giustificati nell’usare ogni mezzo, anche violento, come (il pretestuoso) ‘male a fin di bene’, pur di raddrizzare il proprio bambino. Fino a quando non comprenderemo che non esiste ‘il male a fin di bene’ e che il ‘male’ è male a prescindere, allora ci sentiremo autorizzati a maltrattare questi bambini con ogni sorta di ‘cattiveria’: freddezze, rifiuti, ricatti affettivi, trascuratezze, fino ai più evidenti maltrattamenti e abusi fisici e/o sessuali.
Lungi da me l’idea di convertire o “sconvertire” chicchessia; Il mio intento è quello di mettere in evidenza il carattere manipolatorio e menzognero delle strutture sociali e religiose che offendono la dignità dell’uomo fin dalla sua nascita. In altre parole, ciò che mi sta a cuore sono i risvolti psico-pedagogici di una simile impostura sociale e religiosa. Sono ormai dimostrate da qualche decennio le origini culturali e relazionali della violenza. Nessun bambino nasce ‘mostro’, ma lo diventa. Se c’è un “peccato originale” che l’uomo ha sempre commesso, e che sempre è stato sottaciuto e negato, sono il maltrattamento e l’abuso sui bambini e la contestuale connivenza della società, chiusa nella sua ‘cecità’, frutto della ‘rimozione sociale del bambino maltrattato’. Perciò l’interesse sociale per la difesa dei diritti del fanciullo non mira alla ‘liberazione di questo bambino dal ‘giogo sociale’, ma si limita ad ‘occuparsi’ degli ‘effetti’ di questo malinteso senso dell’educazione. Si comprende adesso il motivo per cui ci è cosi difficile accettare il dato di fatto che i bambini non sono animati da tendenze distruttive e che, quindi, l’uomo non è né cattivo né malvagio. Il motivo sembra lampante: una tale concezione dell’uomo giustifica e dà ragione dei maltrattamenti cui i minori sono impunemente sottoposti. Il mondo è pieno di ‘luoghi comuni’ che confermano questa deleteria convinzione. Si va dal nostrano “mazz é panell fann’ e figl bell” al “chi ti ama più di mamma ti inganna” o ancora, “da piccolo sono stato picchiato. E devo ringraziare i miei genitori se sono diventato una rispettabile persona”.
Mi chiedo perché tanta ipocrisia e tante menzogne spacciate per verità e perché sosteniamo di essere i difensori dell’infanzia negletta, abbandonata e abusata quando poi accettiamo, pedissequamente, come vere delle premesse che sono in aperta contraddizione con il nostro desiderio di aiutare i più deboli ovvero i bambini? Quanti bambini dovranno ancora essere sacrificati all’ altare della cecità umana?
Non è che vogliamo a tutti i costi nascondere, persino a noi stessi, il male e la sofferenza che ci hanno arrecato i nostri genitori e nello stesso tempo rinnegare il bambino offeso e umiliato che siamo stati anche a costo della nostra felicità e del nostro benessere personale e relazionale?
Notate bene: Dio (padre) al fine di placare la sua ira ed il suo egocentrismo ferito, si arroga il diritto di mandare il suo figlio a morire e questa relazione sadica si ripete tutte le volte che il buon papà maltratta e punisce (giustamente) il proprio figlio. Nella croce cristiana, personalmente, non ci vedo un Dio che muore per noi, come la chiesa cattolica ci ha inculcato dalla nascita, e vuole farci credere. Ma ci vedo ogni 'figlio del padre' che, offeso, umiliato e maltrattato dalla nascita deve essere sacrificato all’ altare della cecità dei suoi genitori e di tutta la società in generale.


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