Ci sono molte persone che vivono un sentimento di colpa profondo come fosse una fatalità ineluttabile. Come se fosse intrinseco alla loro stessa condizione di esseri umani. Nel peggiore dei casi ci si sente in colpa di ogni evento dannoso, magari di un terremoto in Azerbaijan o dell'ultimo caso di cronaca nera. Altre, invece, tradiscono nel loro linguaggio, intercalato da "scuse" non richieste, lo stesso problema. Sembra quasi che costoro esprimano con le loro convinzioni e nei loro comportamenti "la colpa di esistere". Molte di queste persone pensano che è del tutto ovvio e scontato ciò che 'sentono' e 'pensano' e non lo vivono neanche come un problema. E' evidente che si tratti di un senso si colpa pervasivo, spesso parossistico, che il soggetto stesso può anche vivere come 'egodistonico'. Cioè riconosce la sua irrazionalità, ma "è più forte di me", si sente spesso dire. Il sentimento di colpa di cui stiamo parlando è patologico e nevrotico e si può definire come "NON UMANO". Nessun essere umano nasce nevrotico quasi fosse un retaggio filogenetico o una sorta di 'nemesi biologica', ma ha una storia relazionale pregressa patogenetica. Questo senso di colpa non solo è inutile-perché non vi è nessun danno arrecato da espiare- ma è dannoso perché di ostacolo al proprio personale benessere e alla propria felicità. In molti casi, queste persone mostrano un masochistico bisogno di espiazione dal momento che vivono le normali avversità della vita come 'ovvie punizioni'. Del resto, la concezione cristiana del peccato originale non fa che confermare queste convinzioni e non pochi sono coloro che si sentono 'chiamati' alla vita religiosa a partire da queste strutture cognitive relative al Sé. Altri, invece, sono eccessivamente scrupolosi e cercano di arginare i propri sensi di colpa e la propria rabbia/ostilità', trovando rimedio in rituali ossessivo-compulsivi per scongiurare il verificarsi di un temuto comportamento ostile, socialmente inaccettabile. Abbiamo già detto che la eziopatogenesi dei nostri problemi emotivi e delle distorsioni cognitive vanno ricercate nella personale storia d'infanzia e chiederci il motivo per cui siamo arrivati a questa mancanza di benessere. Innanzitutto è importante sottolineare che il sentimento di colpa è, spesso, l'espressione di una personale mancanza di autostima. Insomma: chi pensa di essere colpevole in modo così pervasivo ha una conoscenza di Sé, ereditata dalla propria storia personale, come 'incapace' per cui in grado solo di far danni. Le origini dell'autostima vanno ricercate nelle relazioni affettivamente significative del proprio percorso di crescita. In effetti il bambino dipendente e devoto ai suoi genitori-dai quali dipende la sua stessa sopravvivenza- assumerà su di sé anche le colpe che i suoi genitori proiettano su di lui, insieme ad ogni sorta di 'pattume emotivo'. Gli viene detto, esplicitamente, che tutto ciò che essi(i genitori) fanno è per il suo bene. Anche se viene picchiato o riceve un semplice 'scappellotto' è... per il suo bene! Si tratta di una forma di comunicazione menzognera che, l'ignaro bambino, è costretto a credere per non correre il rischio-che non può permettersi- di una 'sottrazione di affetto. Del resto le intimidazioni e i ricatti che infarciscono la vita degli adulti sono frutto di apprendimenti infantili. Che poi venga detto al piccolo che l'amore dei genitori passa attraverso le botte, l'impune violenza del genitore maltrattante, non fa che disorientare il bambino che, diventato adulto, confonderà il bene col male cercando 'lumi' nelle più disparate ideologie religiose, filosofiche e politiche. Ma, dovendo restringere il campo della nostra attenzione, al senso di colpa, dobbiamo dire che in tutto questo bel po' di violenza fisica, trascuratezza emotiva e comunicazioni fallaci e menzognere non può che far altro che individuare in sé la causa dei maltrattamenti che subisce. Del resto, lui stesso ha bisogno di credere che sia cosi pena il sentirsi vittima dei suoi stessi genitori dell'amore dei quali ha bisogno di credere. Anche se non è cosi. Chi ti ama non ti schiaffeggia né lo fa per il tuo bene. Ad ogni modo, l'eredità di queste anomalie relazionali e affettive pregresse sfocia nel senso di colpa inteso come "Non idoneità" a corrispondere alle aspettative dei genitori.
Ma c'è un altro aspetto
che val la pena mettere in luce. La relazione primaria sarà interiorizzata e le
naturali reazioni di rabbia e ostilità saranno inibite e rimosse perché' non
accettate dai genitori. E il mondo 'interno del bambino' sarà costruito a
partire dalle relazioni pregresse di non accudimento e di disamore, insieme ai
sentimenti legittimi di tristezza e di rabbia. Questi ultimi, poi,
alimenteranno altri sensi di colpa, per aver desiderato la morte dell'amato
genitore. I Sensi di colpa condizionano la nostra vita e la nostra libertà:
mandiamoli all'aria e non lasciamoci irretire da questo ‘sabotatore interno’.
Per concludere, la
necessità illusoria di credere all'amore dei propri genitori ha un prezzo: il
senso di colpa cronico e patologico che zavorra le nostre vite e ci impedisce
di crescere e vivere nel nostro diritto alla felicità. Il problema è che molti
per paura di trovare…non vogliono cercare! Senza sapere che la sofferenza
nevrotica è più intensa di quella normale. E’ vero la verità dell’infanzia è
dolorosa, ma una volta elaborata, si aprono le porte dell’autenticità e del
benessere. Anche Shakespeare scriveva: “dai voce al dolore perché il dolore non
espresso incatena l’anima”.
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