Dal momento che sono le
prime relazioni di attaccamento a strutturare la personalità futura del bambino
risulta essere molto importante comprendere la natura e le dinamiche
intersoggettive di questo legame prototipico che si proporrà come ‘matrice’ e
‘modello’ per le successive relazioni sociali. La relazione di attaccamento è
posta al servizio dei bisogni e delle aspettative di cura, conforto e aiuto del
bambino. Una madre attenta sa ‘sintonizzarsi’ sulle richieste affettive del
figlio. E’ un po’ come fargli da ‘specchio’, uno specchio in cui il bambino
deve poter vedere riflesso se stesso e i suoi bisogni. Purtroppo, nei casi di
attaccamento insicuro, capita che in questo metaforico ‘specchio interattivo’
il bambino non veda riflesso se stesso, ma la propria madre e i suoi bisogni
narcisistici di cure, dominio e controllo. La relazione di attaccamento
consente di ‘regolare’ le attivazioni interne del bambino. Gli studiosi
dell’attaccamento hanno potuto osservare che il bambino, alla nascita, ha dei
valori di cortisolo (l’ormone dello stress) elevati e le interazioni con una
madre responsiva consentono di regolare questi livelli di cortisolo, riportando
il cortisolo nei suoi valori fisiologici. Ciò si traduce in benessere e
sicurezza per il bambino. Perciò è importante che una madre sappia ‘contenere’
e ‘convalidare’ le emozioni del bambino così che questi possa vedere
‘riconosciute’ le proprie emozioni e impari in tal modo a ‘co-regolarle’ nella
relazione. Via via che il bambino cresce la ‘sicurezza’ della relazione sarà
introiettata come ‘sicurezza interna’. Pertanto la sicurezza, da dimensione
interpersonale e relazionale, passa a diventare una dimensione intrapsichica e
soggettiva. Il bambino sente di ‘essere amato’ e l’amore della mamma sarà la
misura della sua ‘amabilità’.
Dal momento che il
legame primario di attaccamento è un elemento imprescindibile per la salute ed
il benessere psicofisico del bambino, possiamo comprendere quanto possa essere
deleterio e dannoso per questi un legame di attaccamento insicuro ovvero un
rapporto in cui la madre non è in grado di ‘fare risuonare dentro di se’ le
istanze affettive del bambino. Un legame in cui il bambino non trova certezze
nella relazione, ma insicurezze, un legame in cui le emozioni del bambino non
sono riconosciute nel loro significato biologico oppure distorte dalla madre.
Un legame in cui le relazioni con la figura di attaccamento(f.d.a.) sono fonte
di sofferenza anziché di piacere reciproco. Abbiamo tre patterns (o modelli) di
attaccamento insicuro: 1)l’attaccamento ansioso evitante; 2) l’attaccamento
ansioso-resistente; e 3)l’attaccamento disorganizzato. Nell’ attaccamento
evitante il bambino evita ogni contatto affettivo con la madre pur di non
rivivere ancora il dolore del rifiuto, della mancanza di interesse verso di sé
e le proprie istanze. Si tratta di una strategia comportamentale per cui la
‘mèta’ del sistema motivazionale dell’attaccamento viene comunque raggiunta
poiché il bambino mantiene la vicinanza e la prossimità con la madre, pur senza
interagire con lei. Questi bambini, una volta adulti, hanno difficoltà ad
entrare in relazione con gli altri, sono ‘distanzianti’. Per loro l’intimità è
fonte di sofferenza. In genere queste persone sono anaffettive e
narcisisticamente centrate.
L’altro pattern di
attaccamento insicuro è quello resistente/ambivalente. Qui si nota che il
bambino, al ricongiungimento con la madre, anziché provare gioia, sembra
resistere ad ogni tentativo di conforto che la madre gli offre. Il bambino
sembra essere arrabbiato per l’ulteriore l’allontanamento della madre perché le
rimprovera di essere inaffidabile. Si tratta, in genere, di madri poco
responsive e iperprotettive. In altre parole, risultano imprevedibili e
ambivalenti nella risposta. Questo pattern di attaccamento può porre le
premesse per la formazione di un ‘attaccamento ansioso’ caratterizzato dalla
presenza di un legame simbiotico e dalla dipendenza dall’ altro. Secondo il
senso comune una madre ‘iperprotettiva’ è una madre ‘attaccata’ al figlio
perché lo ama molto. Tuttavia l’iperprotettività, lungi dall’ essere una
espressione diretta dell’amore materno verso il figlio, sembra essere,
viceversa, l’espressione del bisogno ‘della madre’ di vicinanza e protezione di
cui viene investito il figlio. E’ il caso della relazione di ‘attaccamento
invertito’ in cui è la madre a porsi, contro ogni ‘previsione’ biologica, come
soggetto da amare piuttosto che come soggetto che si prende cura del figlio. In
altre parole, il bambino è, suo malgrado, coinvolto in una relazione di non
accudimento.
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