Il Natale è per definizione il momento della gioia, della condivisione e degli affetti. E' bello ritrovarsi a tavola con parenti ed amici e condividere l'allegria e il piacere di raccontarsi in un clima di convivialità e di festa. Magari non ci si vedeva da tanto tempo! E allora, quale migliore occasione: è Natale! Il fatto è che è davvero bello vivere il Natale purché siamo nelle migliori disposizioni interiori per godercelo fin nelle sue più' "fanciullesche" sfumature. In fondo con il Natale si ritorna tutti un po' bambini e bastava un albero illuminati a lasciarci a 'bocca aperta' e stupefatti. Ma cosa accade quando lo 'Stato interno' proprio non si coniuga con l' atmosfera di gioia, di luci e di allegria che ci circonda? Cosa accade quando sentiamo che in noi c’è "un qualcosa che non va", qualcosa che ci impedisce di 'sintonizzarci' con quell'atmosfera gioiosa rispetto alla quale ci sentiamo come "un pesce fuor d'acqua". In questi casi vorremmo tanto essere felici, ma proprio non ci riusciamo. Allora, che cosa facciamo? Ci adeguiamo, indossiamo 'la maschera' dell'amore e della gioia; mentre 'dentro di noi...nevica'. Tutto diventa un 'copione' e tutti interpretano la propria parte alla meglio, anche se tutta questa affettazione e ipocrisia ci privano proprio del senso piu' vero del Natale: l’autenticità del Se' e delle relazioni. Ma in pratica cosa accade? Tutte le proprie difficoltà, i propri problemi e le proprie istanze vengono sacrificate proprio a Natale. Perché'..."Vuoi intossicarti proprio a Natale?" E cosi si va avanti per anni senza che nessuno ci presti ascolto. Purtroppo troppi parlano e troppo pochi sanno ascoltare. Ecco, a volte basterebbe davvero poco: qualcuno disposto ad ascoltare le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, in modo empatico e non giudicante. Molto spesso è proprio la possibilità di poter condividere con l'altro le proprie pene che ci consente di elaborarle e di depotenziare la propria sofferenza. Ricordiamoci sempre che le persone soffrono proprio per le bugie che raccontano soprattutto a se stesse. Non è un caso se molte persone proprio in queste ricorrenze 'ufficiali' sentono acuirsi quel senso di solitudine e tristezza che a fatica hanno cercato di contenere tutto l’anno. Altri, invece, non vedono l'ora che passino queste feste. Altri ancora, sembrano eccessivamente 'su di giri' oppure 'troppo impegnati' tra feste, cenoni, botti, regali, musica e quant'altro...fino a 'stordirsene', per poi ritrovarsi, dopo le feste, più vuoti di prima. Ma vorrei sottolineare che, contrariamente all’opinione diffusa che vuole il Natale inconciliabile con stati d’animo ‘negativi’, è sempre Natale anche se non siamo dell’umore giusto o perché afflitti da ‘problemi personali’ o perché un lutto ci ha colpito. Non è affatto vero che per ‘alcuni’ sarebbe meglio se questo Natale fosse, magicamente, spostato di un anno, magari a tempi migliori. No. Non esistono tempi migliori del ‘qui e adesso’, del momento presente. In effetti l’unica nostra certezza non appartiene al futuro, bensì all’oggi, al ‘hic et nunc’. Qualsiasi sofferenza emotiva può essere integrata nel Natale purché essa non venga taciuta o negata, ma condivisa, accettata e compresa per quella che è. Il peso del dolore è molto meno gravoso se lo posso condividere con i miei cari e i miei amici. E quale migliore occasione del Natale per ‘ricordare insieme’ chi non è più in mezzo a noi, ma il cui ricordo ci scalda il cuore? Ecco, celebrare le festività manifestando, reciprocamente, comprensione e accettazione per i propri bisogni e le proprie umane fragilità è il miglior modo perché questo non sia un Natale in ‘chiaroscuro’. La cultura ci propone modelli ‘nevrotici’ e ‘assolutistici’ nel senso che essa prevede che o ‘siamo felici’ o ‘non lo siamo affatto’. Niente di più sbagliato! Certo, se la persona scomparsa fosse ancora tra noi sarebbe bello: perché tacerselo, perché non dirselo. Forse per pudore, forse perché si teme di ‘aprirsi’ o di ‘intossicare’ l’altro. No, non è così. Tutti vorremmo poter parlare di chi ci ha dovuto lasciare e allora potrebbero anche sgorgare lacrime salutari perché il dolore con-diviso e con-vissuto si è manifestato. Allora non temete: quelle sono lacrime d’amore, vere ‘perle’, che arricchiscono il vostro Natale. Non è forse Natale la festa degli affetti e dell’amore? E cosa sono quelle lacrime o quella commozione se non amore?
Affinché il dolore si
trasformi in sofferenza consapevole è necessario ‘dare parole al dolore’. Già
Shakespeare scriveva “date voce al dolore perché il dolore non vissuto schianta
il cuore”…e noi questo non lo auguriamo proprio a nessuno. Soprattutto a
Natale!
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